http://www.ilrecensore.com/wp2/2010/03/daniel-stein-traduttore-romanzo-fuori-dallordinario/
La Casa della Cultura di Milano ha ospitato questa settimana la voce più autorevole della letteratura russa contemporanea, la scrittrice Ljudmila Ulickaja e la sua ultima fatica letteraria “Daniel Stein, traduttore” (Bompiani, 2010).
E letteralmente di fatica si parla per questo romanzo (o, secondo la definizione di Massimo Boffa, “lungo racconto filosofico“): 558 pagine, una vastissima galleria di personaggi, documentazione storica che copre tutta la seconda metà del Novecento, grandi tematiche filosofiche che spaziano dalla ricerca del Bene negli anni dell’Olocausto, allo studio del messaggio originario della Chiesa cristiana, il tutto tenuto insieme dalla complessa figura di Daniel Stein. Nel delineare le vicende dell’eroe del romanzo, Ulickaja si è ispirata alla storia vera di Oswald Rufeisen, un ebreo polacco militante in gruppi sionisti, che sfugge all’Olocausto, lavora come interprete per la Gestapo salvando 300 ebrei, e che, dopo la guerra, si converte al cristianesimo, diventa sacerdote e ad Haifa dà vita a una comunità che vuole far rivivere lo spirito cristiano delle origini.
Ulickaja ha avuto il privilegio di conoscere Rufeisen nel 1992, in un momento in cui la sua vita era in crisi, e aveva la sensazione che le mancasse la terra sotto i piedi; il solo atto di scrivere una storia ispirata a lui l’ha aiutata enormemente. Rufeisen era una persona che emanava un’aura di gioia, invitava a essere allegri, era in grado di ridere a crepapelle, così come di arrabbiarsi con veemenza, come quando, a casa di Ulickaja, intavolò una discussione con una giornalista che insisteva sull’esistenza della Trinità, con la quale Rufeisen era completamente in disaccordo, accusando i greci di aver modificato, con il loro politeismo, l’originario impianto cristiano. Allo stesso modo, non accettava il dogma dell’Immacolata Concezione, affermando che “qualsiasi donna incinta è portatrice di un miracolo“. La libertà era la qualità umana che Rufeisen prediligeva; la sua saggezza di vita è racchiusa in poche semplici parole: “Credete come volete, ma osservate i Comandamenti e comportatevi degnamente“. Un’altra definizione proposta da Massimo Boffa in tal senso è che quest’opera sia “il grande romanzo contemporaneo del dialogo giudaico-cristiano“.
Gli elementi formali sono altrettanto significativi in questo volume: la narrazione altro non è che un collage fatto di lettere, brani di rassegna stampa, verbali di polizia, telegrammi, frammenti di conversazione e, curiosamente, alcune delle lettere che la scrittrice ha inviato alla sua agente, Elena Kostioukovitch, in cui fa il punto della situazione e si mette a nudo con osservazioni psicologiche e autobiografiche. Come spiegherà la scrittrice, il libro è interamente scritto dai personaggi e Ulickaja ha voluto aggiungere la sua personale voce al coro delle figure tratteggiate.
L’abile traduttrice, Emanuela Guercetti, già traduttrice di Funeral Party, Il dono del dottor Kukockij, Sinceramente vostro, Šurik, del tutto in sintonia con Ulickaja, mette in luce l’ambivalenza che si cela dietro l’attività di Daniel Stein: traduttore per la Gestapo, ma anche traghettatore (quindi, nel senso etimologico del termine “traduttore”, colui che conduce da un luogo a un altro) di vite umane, in quel doloroso periodo della Storia in cui “si moriva per un sì o per un no”, quando qualcuno doveva necessariamente morire, come secondo la lettura proposta dalla stessa Guercetti.
Ulickaja appartiene alla grande tradizione cechoviana della letteratura russa, nella quale grande attenzione è rivolta agli individui, alla loro vita, agli amori e alle frustrazioni, in generale alla sostanza morale. E la Storia metterà a dura prova la loro sensibilità morale.
Un libro fuori dall’ordinario, che avvince e conquista anche il lettore più esigente, quello che in un libro cerca intrattenimento ma anche arricchimento.
Ljudmila Ulickaja è considerata uno dei dieci scrittori più importanti al mondo. Insignita di vari premi in Russia e in Europa, il suo stile è lontano da quello post-modernista dei suoi contemporanei. Tra i suoi successi, oltre a quelli già citati, ricordiamo: Sonja (1998); Le bugie delle donne (2005). Attualmente lavora a un epistolario scritto con Michail Khodorkovskij, l’ex oligarca, attualmente detenuto, proprietario della compagnia petrolifera Yukos.
La Casa della Cultura di Milano ha ospitato questa settimana la voce più autorevole della letteratura russa contemporanea, la scrittrice Ljudmila Ulickaja e la sua ultima fatica letteraria “Daniel Stein, traduttore” (Bompiani, 2010).
E letteralmente di fatica si parla per questo romanzo (o, secondo la definizione di Massimo Boffa, “lungo racconto filosofico“): 558 pagine, una vastissima galleria di personaggi, documentazione storica che copre tutta la seconda metà del Novecento, grandi tematiche filosofiche che spaziano dalla ricerca del Bene negli anni dell’Olocausto, allo studio del messaggio originario della Chiesa cristiana, il tutto tenuto insieme dalla complessa figura di Daniel Stein. Nel delineare le vicende dell’eroe del romanzo, Ulickaja si è ispirata alla storia vera di Oswald Rufeisen, un ebreo polacco militante in gruppi sionisti, che sfugge all’Olocausto, lavora come interprete per la Gestapo salvando 300 ebrei, e che, dopo la guerra, si converte al cristianesimo, diventa sacerdote e ad Haifa dà vita a una comunità che vuole far rivivere lo spirito cristiano delle origini.
Ulickaja ha avuto il privilegio di conoscere Rufeisen nel 1992, in un momento in cui la sua vita era in crisi, e aveva la sensazione che le mancasse la terra sotto i piedi; il solo atto di scrivere una storia ispirata a lui l’ha aiutata enormemente. Rufeisen era una persona che emanava un’aura di gioia, invitava a essere allegri, era in grado di ridere a crepapelle, così come di arrabbiarsi con veemenza, come quando, a casa di Ulickaja, intavolò una discussione con una giornalista che insisteva sull’esistenza della Trinità, con la quale Rufeisen era completamente in disaccordo, accusando i greci di aver modificato, con il loro politeismo, l’originario impianto cristiano. Allo stesso modo, non accettava il dogma dell’Immacolata Concezione, affermando che “qualsiasi donna incinta è portatrice di un miracolo“. La libertà era la qualità umana che Rufeisen prediligeva; la sua saggezza di vita è racchiusa in poche semplici parole: “Credete come volete, ma osservate i Comandamenti e comportatevi degnamente“. Un’altra definizione proposta da Massimo Boffa in tal senso è che quest’opera sia “il grande romanzo contemporaneo del dialogo giudaico-cristiano“.
Gli elementi formali sono altrettanto significativi in questo volume: la narrazione altro non è che un collage fatto di lettere, brani di rassegna stampa, verbali di polizia, telegrammi, frammenti di conversazione e, curiosamente, alcune delle lettere che la scrittrice ha inviato alla sua agente, Elena Kostioukovitch, in cui fa il punto della situazione e si mette a nudo con osservazioni psicologiche e autobiografiche. Come spiegherà la scrittrice, il libro è interamente scritto dai personaggi e Ulickaja ha voluto aggiungere la sua personale voce al coro delle figure tratteggiate.
L’abile traduttrice, Emanuela Guercetti, già traduttrice di Funeral Party, Il dono del dottor Kukockij, Sinceramente vostro, Šurik, del tutto in sintonia con Ulickaja, mette in luce l’ambivalenza che si cela dietro l’attività di Daniel Stein: traduttore per la Gestapo, ma anche traghettatore (quindi, nel senso etimologico del termine “traduttore”, colui che conduce da un luogo a un altro) di vite umane, in quel doloroso periodo della Storia in cui “si moriva per un sì o per un no”, quando qualcuno doveva necessariamente morire, come secondo la lettura proposta dalla stessa Guercetti.
Ulickaja appartiene alla grande tradizione cechoviana della letteratura russa, nella quale grande attenzione è rivolta agli individui, alla loro vita, agli amori e alle frustrazioni, in generale alla sostanza morale. E la Storia metterà a dura prova la loro sensibilità morale.
Un libro fuori dall’ordinario, che avvince e conquista anche il lettore più esigente, quello che in un libro cerca intrattenimento ma anche arricchimento.
Ljudmila Ulickaja è considerata uno dei dieci scrittori più importanti al mondo. Insignita di vari premi in Russia e in Europa, il suo stile è lontano da quello post-modernista dei suoi contemporanei. Tra i suoi successi, oltre a quelli già citati, ricordiamo: Sonja (1998); Le bugie delle donne (2005). Attualmente lavora a un epistolario scritto con Michail Khodorkovskij, l’ex oligarca, attualmente detenuto, proprietario della compagnia petrolifera Yukos.