“Il testimone” di Ilja Mitrofanov, nelle librerie per i tipi della Isbn Edzioni, seppur duro e drammatico - è una storia sul limite di sopportazione dell’essere umano e su ciò che succede quando questo limite viene superato - è un gran bel romanzo. Lo è, innanzitutto, perché rievoca, col candore e la delicatezza della scrittura, un terribile passato e, poi, perché descrive il passaggio di quel tragico tempo da un angolo di visuale insolito e inconsueto, eppure così vero, semplice e presente nella vita quotidiana di tutti quanti noi: il negozio di un barbiere. Insieme al bar, da sempre, è il luogo del chiacchiericcio per eccellenza: lì, proprio come ai tavolini del bar, si fa a fette la vita politica e sociale di singole persone o di intere generazioni.
“Compiuti quindici anni mio padre mi mandò come garzone alla frizerija, col vitto fornito dal padrone, Vasil’ Semenyc Sterev”. Questo incipit dà il via alla storia, alle vicissitudini di Fedor e di una cosa più grande di lui: la guerra. Fedor Petrovic è, appunto, un barbiere russo di una piccola città delle parti di Odessa, oggi in Ucraina. Dalle vetrine della sua bottega vede passare la storia - è iniziata la Seconda guerra mondiale - assiste alla fuga del suo popolo e al consumarsi della tragedia della sua famiglia, guarda cambiare il potere e i suoi simboli: il popolo mansueto commenta, facendosi la barba, la partenza dei romeni e l'arrivo dei sovietici. La vicenda centrale del romanzo si svolge, infatti, nel biennio 1940-41, prendendo le mosse nei giorni successivi alla firma del patto Molotov-Ribbentropp tra Germania e Urss, che pone sotto l'influenza sovietica la Bessarabia (la regione oggi costituita dalla Moldavia e dalla parte dell'Ucraina che si affaccia sul Mar Nero).
Ilja Mitrofanov è considerato uno degli ultimi grandi talenti della narrativa russa, morto nel 1994, vicino a Mosca, investito da un’automobile. “Il Testimone” - apparso per la prima volta in lingua russa sulla rivista letteraria moscovita Roman Gazeta nel 1999 - è il romanzo più amato della sua trilogia sulla Bessarabia - “La fontana di Odessa” e “Fortuna gitana” sono in corso di pubblicazione - ed è il suo primo libro ad essere pubblicato in Italia.
“Compiuti quindici anni mio padre mi mandò come garzone alla frizerija, col vitto fornito dal padrone, Vasil’ Semenyc Sterev”. Questo incipit dà il via alla storia, alle vicissitudini di Fedor e di una cosa più grande di lui: la guerra. Fedor Petrovic è, appunto, un barbiere russo di una piccola città delle parti di Odessa, oggi in Ucraina. Dalle vetrine della sua bottega vede passare la storia - è iniziata la Seconda guerra mondiale - assiste alla fuga del suo popolo e al consumarsi della tragedia della sua famiglia, guarda cambiare il potere e i suoi simboli: il popolo mansueto commenta, facendosi la barba, la partenza dei romeni e l'arrivo dei sovietici. La vicenda centrale del romanzo si svolge, infatti, nel biennio 1940-41, prendendo le mosse nei giorni successivi alla firma del patto Molotov-Ribbentropp tra Germania e Urss, che pone sotto l'influenza sovietica la Bessarabia (la regione oggi costituita dalla Moldavia e dalla parte dell'Ucraina che si affaccia sul Mar Nero).
Ilja Mitrofanov è considerato uno degli ultimi grandi talenti della narrativa russa, morto nel 1994, vicino a Mosca, investito da un’automobile. “Il Testimone” - apparso per la prima volta in lingua russa sulla rivista letteraria moscovita Roman Gazeta nel 1999 - è il romanzo più amato della sua trilogia sulla Bessarabia - “La fontana di Odessa” e “Fortuna gitana” sono in corso di pubblicazione - ed è il suo primo libro ad essere pubblicato in Italia.